“Caro Severino, rompo il lungo silenzio… per darti una mia buona notizia. Avendo mandato al concorso di poesia latina dell’Academia Regia disciplinarum Nederlandica un poemation scritto in fretta e furia per le feste del Ceppo, ieri ricevei un telegramma da Amsterdam così: Veianus (è il titolo del poemation) remporta prix Hoeufft… Io ne ho preso un coraggio da leone!“
Così il Pascoli scriveva, da Livorno, a Severino Ferrari nel 1892. Quella vittoria al concorso di Amsterdam non sarebbe rimasta isolata. Il poeta avrebbe vinto quel concorso dodici volte, l’ultima nel 1912, anno della morte.
Le qualità del Pascoli latino erano note ai suoi contemporanei. Lo stesso Carducci, che pure aveva qualche riserva sul Pascoli italiano, prediligeva apertamente le sue poesie latine. Il lento decollo della fama poetica di Giovanni Pascoli, stretto nella morsa di Carducci e D’Annunzio, fu dovuto proprio alla sua fama di poeta latino. Fin dai primi successi egli ebbe la volontà di realizzare una raccolta completa di poesie latine, da pubblicarsi però solo dopo aver dato completezza al progetto. La raccolta sarebbe tuttavia comparsa solo postuma, pubblicata nel 1914 da Zanichelli (ultima grande fatica editoriale di Giuseppe Zanichelli), col titolo Carmina, in 500 copie numerate. Le illustrazioni, sessanta, erano di Adolfo de Carolis. L’opera però circolò solo nel 1917, a causa della guerra.
“A tutti è noto che Giovanni Pascoli fu poeta grande e potentemente originale in italiano e in latino… ma a pochissimi eran noti sin qui anche quei carmi latini già editi da lui, che pur gli diedero tanta fama. I ventuno poemetti che già videro la luce nelle edizioni di Amsterdam… erano dal poeta diffusi a malincuore e soltanto tra pochi amici… possiamo perciò affermare con verità che questo volume è la prima edizione dei carmi latini di Giovanni Pascoli, contenendo poemetti e liriche o noti a pochi in edizioni d’occasione e rare, o inediti” (dalla prefazione dell’editore)
La cura dell’edizione fu affidata a Ermenegildo Pistelli, che era tra i pochi amici che conoscevano le poesie latine del Pascoli.
La qualità della poesia latina pascoliana è ormai fuori discussione. I Carmina non sono esercizi stilistici, o divertimenti colti di un latinista, sono vere e proprie poesie pascoliane. “Lungi dall’essere un prezioso gioco umanistico” rispondono “a una vitale esigenza dell’ispirazione pascoliana” (Alfonso Traini). I procedimenti simbolisti propri del Pascoli italiano sono evidenti anche in quello latino e alcuni, forse esagerando, hanno visto in questi lavori il passaggio definitivo del poeta al decadentismo vero e proprio.
“Il latino, in altre parole, non è per il poeta un linguaggio autre, ma una lingua base capace di enucleare un linguaggio personale, un linguaggio ad hoc, da ritrovare e se mai sviluppare nell’italiano che a lui sembrava di per sé tanto più rigido e obbligante. (M. Luzi)
Per quanto rigurda le edizioni precedenti a quella del 1914, quelle definite “rare e d’occasione” e note solo a pochi amici, abbiamo qui la fortuna di poter far chiarezza su una di queste rarità bibliografiche
L’archivio pascoliano di Castelvecchio conserva tra le sue carte una minuta incompleta di una serie di poesie raccolte sotto il titolo di Iani Nemorini Silvula. Due poesie complete, manoscritte, ed un framento di una terza. Lo stesso archivio conserva anche altri abbozzi della stessa raccolta ed un nuptialia del 1911, per nozze Mosca- Meyer, dove una di quelle poesie, dedicata a Domenico Mosca, fu pubblicata.
L’intera raccolta Iani Nemorini Silvula, dedicata a Ermenegildo Pistelli, fu pubblicata nei Carmina zanichelliani, dove lo stesso Pistelli avvisava che la raccolta era già stata date alle stampe nel 1894, anno a cui risalivano anche le versioni definitive dei componimenti, in un’edizione da lui stesso curata. Di questa edizione, però, si sapeva poco o nulla se anche l’archivio pascoliano si limita a riportare l’anno e le dichiarazioni dello stesso Pistelli. In alcune occasioni, insieme all’anno di stampa, si aggiunge anche un significativo punto interrogativo (1894?), ad indicare che non c’è certezza della cosa.
Possiamo avere adesso più certezze, grazie all’opuscolo in nostro possesso. Il Pistelli aveva effettivamento pubblicato quella raccolta in un opuscolo d’occasione, come omaggio per le Nozze Fuochi – Turris, e aveva scritto una ironica premessa, dedicata allo sposo. Mio caro Mario, Né tu né la tua Annita per esser felici oggi e, come io ti auguro, sempre, avete bisogno di epitalamii o di pubblicazioni erudite. Pure… mi dispiaceva che in una occasione così solenne per te e lieta anche per quanti ti vogliamo bene, tu non ricevessi pubblicamente qualche segno d’affetto da me… Ma assai probabilmente il mio desiderio sarebbe rimasto un desiderio se un amico -non dico illustre, perché egli non vuole- carissimo e gentilissimo, quasi sapendo del mio imbarazzo, non mi avesse inaspettatamente soccorso. Giovanni Pascoli ha stralciato da un suo codicetto prezioso una sua siluula e me l’ha mandata in regalo, con licenza di usarne a mio piacere. […] Da me non avresti avuto nulla : al più qualche lettera inedita d’uno dei soliti, o forse – inorridisci – qualche varia lectio alle disquisizioni aritmetiche del mio dolce Giamblico. Ora invece hai dei versi, e quali versi ! Poiché, come sai, e come ormai sanno tutti (forse anche i Ministri della Pubblica Istruzione) il Pascoli è latinista vero e poeta vero ; e perciò a lui, che ne scrive di così splendidi italiani, è permesso di far versi anche in latino.
Seguono cinque componimenti dedicati a vari amici del poeta. A quanto affermò il Pistelli in seguito, il Pascoli non volle che in questa occasione pubblicasse dei versi che gli aveva inviato nel 1893 sul collegio di Urbino, ma gli aveva promesso “versi scritti apposta”. La raccolta quindi fu scritta proprio per questa occasione, la qual cosa spiegherebbe la sicurezza del Pistelli nell’affermare che si trattava di composizioni realizzate nello stesso 1894.
Scheda bibliografica:
Pascoli Giovanni, Pistelli Ermenegildo
Nozze Fuochi – Turris
Firenze Tipografia Calasanziana 1894
Rarissimo Nuptialia in 8°piccolo(20,5 x 14); pagine 12. Brossura con titolo nuptialia in copertina entro cornice tipografica. Cinque odi-dedica che furono composte da Giovanni Pascoli e poi passate a Ermenegildo Pistelli perché fossero stampate nell’aprile 1894 in questo opuscolo per Nozze Fuochi-Turris, sotto il titolo complessivo “Iani Nemorini silvula ad Hermenegildum Pistelli”, e portano le dediche, nell’ordine : ad H. P., ad D. Mosca, ad A. Romizi, ad F. Martini, ad H. Vitelli.
Bibliografia:
Luigi Baldacci. Introduzione a: Poesie di Giovanni Pascoli. Garzanti, I Grandi Libri, 1974
Giuseppe Nava. Giovanni Pascoli in: Storia della letteratura italiana. 1999, Salerno editore.
Mario Luzi. Giovanni Pascoli, in Storia della letteratura italiana, a cura di Emilio Cecchi e Natalino Sapegno. Vol. VIII. Garzanti, 1968
Ferrari Walter. Un carme latino del Pascoli, ad H. Vitelli. Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia Serie II, Vol. 8,No. 2 (1939), pp. 169-176