Voce latina passiva del verbo imprimere, usato però come neologismo, nel senso di ”stampare” (i latini, ovviamente, non conoscevano la stampa). Sta per ”si stampi” ed indica l’atto con cui l’autorità ecclesiastica autorizza la pubblicazione del testo e delle immagini di un determinato libro. Indica cioè che l’opera in questione ha superato la censura preventiva. Nel diritto canonico, la censura preventiva è ancora giuridicamente obbligatoria per determinati libri: la Bibbia e i commenti alle Scritture, trattati inerenti alla religione e alla morale, immagini sacre. Inteso come sostantivo, l’imprimatur è la scritta che appare ad inizio o alla fine del volume, che garantisce l’approvazione della Chiesa e salvaguarda la buona fede dell’acquirente.
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