Descrizione
Giordani Pietro,a cura di
Congratulazioni a Monsignore Ludovico Loschi raccolte da Pietro Giordani in occasione dell’Assunzione sua al Pontificato di Piacenza l’anno 1824
Piacenza, dai Torchi del Maino, 1824
In 8°(16 x 23,5); pagine 70, (4). Brossura coeva muta. La raccolta contiene Odi, Sonetti, Inni e Salmi a firma di Anton-Domenico Rossi, Di Domenico Grillenzoni, A.V.M., A.C.M. , D. Luigi Avorio, Di Gaetano Parolini, J.B.F. , Canonico Primicerio Boccaccio, Conte Alberto Scriban-Rossi, Canonico D. Lodovico Bruzzi, D. Antonio Cavagnari, Francesco Soprani, D. Luigi Sangermani, Gaetano Dodici, G. B. Auguissola di Vigolzone, Bartolomeo Branciforti, Ettore PallastrelliDel Raccoglitore. Ottima copia con minimi segni del tempo.
Giordani, Pietro. – Letterato (Piacenza 1774 – Parma 1848). Benedettino nel 1797, abbandonò nel 1800 il monastero prima dell’ordinazione, e conservò dell’episodio un ricordo che contribuì a rendere più acceso il suo costante anticlericalismo. Prosegretario dal 1808 all’Accademia di belle arti di Bologna, lasciò l’ufficio e la città nel 1815, quando vi fu restaurato il governo pontificio; passò a Milano, dove, per la fama di elegantissimo prosatore già conseguita, fu condirettore della Biblioteca italiana, di cui scrisse il Proemio. Nel 1818 si ritirò a Piacenza, contento del modesto patrimonio, intento a promuovere opere di civiltà nella città, dedito più a leggere che a scrivere. Tra i più grandi titoli d’onore di G. resta l’aver intuito il genio poetico del giovane Leopardi, che visitò a Recanati (1818), e confortò di consigli e di aiuti. Nel 1824, per avere usato in un suo scritto espressioni che sembrarono irriverenti verso la duchessa Maria Luisa, fu esiliato; ed egli, sebbene l’esilio fosse subito revocato, si stabilì a Firenze dove la sua fama si consolidò e ampiamente s’irradiò dal circolo di G. P. Vieusseux. Nel 1830 si stabilì a Parma; nel 1834 subì una breve prigionia politica. La sua vita fu un apostolato del progresso; non così la sua opera letteraria, che fu soprattutto di raffinato stilista, per il quale il contenuto era spesso poco più che un pretesto. Scrisse in sostanza poco e cose di breve respiro: orazioni, elogi (Panegirico a Napoleone, 1807; Elogio di A. Canova, del quale fu molto amico, 1801), ritratti, saggi artistici, pedagogici, letterarî, tra i quali notevole l’Istruzione a un giovane italiano per l’arte dello scrivere (1821), ma soprattutto ammirate iscrizioni e lettere: specialmente grazie a queste esercitò, riconosciuto capo dei classicisti, una vera dittatura letteraria nell’Italia del suo tempo.